Dipinti di Elisa Marianini - Sito ufficiale della pittrice e storica d'arte Elisa Marianini

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Dipinti di Elisa Marianini


DIPINTI CONTEMPORANEI

Tali opere sono eseguite con tecniche varie, dall’encausto, all’utilizzo di malta cementizia,  colori acrilici e metallici.
Questi dipinti sviluppano un concetto di arte contemporanea che lega il figurativo all’astratto e sono ricchi di significati simbolici e allegorici cari all’arte del Rinascimento esprimendo la ricercadi un nuovo umanesimo.


Per conoscere le quotazioni scrivere all'indirizzo: elisamarianini@tiscali.it
consultare il sito PitturiAmo di artisti contemporanei, in particolare a Firenze, Toscana, Italia Elisa Marianini

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Elisa Marianini

“Sentieri di Luce”
(Su redenti cieli)

120 x 140 cm
Colori metallici a cera, malta cementizia e foglia oro su mds

C’è una crepa in ogni cosa, è da lì che entra la luce.
Leonard Cohen

In questa opera emerge la simbologia della spirale che ritroviamo ampiamente anche in natura in tantissime specie viventi. In termini di spiritualità questo simbolo rappresenta il percorso che conduce alla conoscenza del mondo e dell’esistenza, ma per svelare il mistero profondo della vita occorre lavorare con lentezza, costanza, procedendo piano e senza ansie. La chiocciola che si muove sempre lentamente, restando aderente alla terra rappresenta il procedere con gradualità ma allo stesso tempo con sicurezza verso un obiettivo. Essa inoltre portando sempre con sé il suo guscio, la sua casa, ha tutto ciò che le serve proprio in sé: può ritirarsi in esso, anche per lunghi periodi, come ad esempio fa in inverno, per poi riemergere in primavera. Ritirarci interiormente può servire per raccogliere nuove energie nell’attesa di un momento migliore per agire con sempre più consapevolezza. La spirale nel suo guscio riflette la costante matematica universale ed esprime il moto ascensionale di aspirazione verso l’alto. La chiocciola evoca il lento percorso spirituale, il guscio il ricettacolo, esprime la fecondità e la gestazione interiore che credo possa scaturire ancora in maniera più intensa e vera nei momenti di maggiore difficoltà, poiché è nelle situazioni difficili che siamo spinti a guardare verso le stelle: solo dopo aver inglobato le tenebre possiamo ricercare la luce. Le molte conchiglie colorate come l’arcobaleno originano questa chiocciola, che è in fondo il sentiero da seguire, è la nostra vita sottolineata dai colori che partendo dal bianco della purezza, passano al giallo, al rosso della giovinezza, arrivando alla maturità del blu, del verde per perdersi nel nero della fine della vita, dove ci attende al termine del sentiero, quella luce adamantina, trasparente, cristallina, vera.

Elisa Marianini

“Vanitas”

65 x 54 cm
Colori metallici a cera, encausto e foglia oro su tela



Vanità della vanità e tutto è vanità.
Ecclesiaste, Antico Testamento


La vanità è un esagerato amore per se stessi una specie di idolatria.
Le storie di Lucifero e di Narciso sono due antichi esempi di vanità, tanto che in termini filosofici si può parlare di un misto di orgoglio e di egoismo. Il pavone è l’animale che per la bellezza delle sue piume è anche un simbolo di orgoglio e di vanità.
La bolla di sapone esprime la transitorietà della vita e dei beni terreni, essendo un elemento simbolico allusivo al tema della caducità della vita, ci ricorda di usare al meglio le nostre possibilità senza perdersi nella ricerca di superficialità.
La frase biblica vanitas vanitatum et omnia vanitas è come il memento mori, un ammonimento all’effimera condizione dell’esistenza umana.



Elisa Marianini


“La Pietra Filosofale”
(Afflila l’OPERA ostile)

100 x 50 cm
Colori ad olio, malta cementizia e foglia oro su mds


Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me.
Immanuel Kant, Critica della ragion pratica, 1788


Ho voluto creare attraverso l’immagine del ruvido muro bianco un forte contrasto con la lucente pietra dorata che sembra cadere dal cielo e precipitare nell’acqua. La pietra è da sempre considerata un fondamento, un simbolo di forza, di stabilità. Essa può attuare una trasformazione, da montagna, a roccia, a sasso, a granello di sabbia, attraverso un lento cambiamento della sua essenza. La pietra in diverse tradizioni è il simbolo della persona umana, può infatti riferirsi - come roccia scavata e caverna che accoglie - all’aspetto femminile e - come pietra innalzata - a quello maschile. La pietra filosofale è quel nucleo divino presente dentro di noi che attende solo di essere riscoperto, attraverso un lungo lavoro su noi stessi, come una pietra grezza che deve essere levigata.
Guardando dentro il nostro cuore potremo migliorare e rimuovere i lati più negativi, ricercare quella pietra filosofale attraverso un impegno individuale e responsabile volto a smascherare le nostre falsità e paure. Potremo così e solo adesso trasmettere e riflettere la nostra positività, con un effetto pari a quello di un sasso gettato nell'acqua immobile di uno stagno, il quale provoca una serie di onde che si allargano concentricamente arrivando ad abbracciare e smuovere anche le zone più oscure e fangose. Credo inoltre che le situazioni difficili ci possono spingere a guardare verso le stelle: solo dopo aver inglobato le tenebre possiamo ricercare la luce.



Elisa Marianini


“Autobiografie arboree”

100x70 cm
colori metallici, acrilico, encausto e foglia oro


Se un albero dovesse scrivere la propria autobiografia, questa non sarebbe
troppo dissimile da quella di una famiglia umana

K.Gibran
L'immagine dell'albero suscita numerosi pensieri che spesso ruotano intorno a due caratteristiche che esso possiede: da una parte l'essere connesso a due regni - il cielo e la terra - rappresentando lo scambio e l'intima necessità di completamento tra l"immateriale celeste" e il "materiale terrestre", dall'altra, l'immagine di un percorso, inteso come processo di crescita e di evoluzione.
Unendo il cielo alla terra, l'albero si radica sia in alto che in basso, elevando i suoi rami come radici nell'etere, e penetrando e ancorandosi a terra, tenta così la connessione anche tra il mondo luminoso della coscienza e quello oscuro e sotterraneo dell'inconscio.
Questa conciliazione fra mondi opposti, reca con sé l'aspirazione ad un cammino di crescita e di evoluzione.
Attraverso l'immagine dell'albero che continuamente si rinnova e rinasce, che si nutre da una sorgente dichiarata sacra dal fondo oro - colore dell'eternità – ho voluto rappresentare quell'umanità che come l'albero ricerca come profonda aspirazione, la rinascita ed il perenne rinnovarsi della vita, l'incessante affanno verso un ordine e un'armonia.
Sotto il tronco dell'albero ed intorno ad esso, tuttavia, la vita non è interrotta, ma possiede una sua straordinaria magica potenza: le radici formate da tanti volti umani diversi devono condurci all'intuizione che anche noi siamo alberi viventi uniti in una sacra famiglia.


Elisa Marianini

L’intricato labirinto della vita

“LABIRINTO”


Un labirinto è la difesa a volte magica di un centro, di una ricchezza, di un significato. Penetrare in esso può essere un rituale iniziatico, come si vede grazie al mito di Teseo. Questo simbolismo costituisce il modello di qualsiasi esistenza la quale, attraverso una quantità di prove avanza verso il proprio centro, verso sé stessa.

Mircea Eliade

Il labirinto è un viaggio verso il sacro.

II labirinto conduce all'interno di se stessi, verso la parte più misteriosa dell'uomo. E' un viaggio tortuoso, disorientante e ingannevole che porta come davanti a uno specchio, dove si è costretti a decidere il ritorno. La trasformazione dell'io che si opera nel centro del labirinto e che si afferma alla fine del viaggio di ritorno che dal buio riporta alla luce, contrassegna la vittoria dello spirituale sul materiale, dell'eterno sul transitorio, dell'intelligenza sull'istinto.

Essendo le grandi cattedrali, proiezione dell'universo e splendide mediatrici tra l'uomo e il divino, hanno il loro asse centrale orientato secondo l'asse ovest-est, infatti il portale d'ingresso è sempre posto ad ovest e ciò permette all'uomo che vi entra di dirigersi verso est, di risalire dalla morte alla vita, dal mondo profano verso il sacro, là dove è l'origine della vera luce ed è posto l’altare. Anche nel mio labirinto, che simboleggia la porta spirituale per accedere all’eternità, è presente questo orientamento, con un ingresso posto ad ovest ed una uscita dalla parte diametralmente opposta, ma ho voluto che non fosse monocursale ma che avesse più entrate e che pemettesse all’uomo la possibilità individuale di scegliere la giusta via.

In realtà colui che si addentra in questo labirinto è costretto a passare per tre centri prima di trovare l’uscita i quali simboleggiano la scansione ternaria dello spazio con i suoi ritmi, il passato, il presente e il futuro, la trasformazione da seme, fiore a frutto o ancora i tre momenti della triade di Hegel: tesi, antitesi, sintesi, dove la tesi si identifica con l'intelletto, che produce idee e concetti, mentre l’antitesi è la filosofia della natura, e la sintesi rapprenta la filosofia dello spirito.



Elisa Marianini

“ANNUNCIAZIONE”
L'annunciazione è il momento storico dell'inizio dell'Incarnazione e quindi della storia della salvezza.In modo forte ed intimo il divino entra in rapporto con l’umano. L'ambiente è semplice e spoglio di ogni decorazione superflua, predomina un'estrema povertà dello spazio, tanto che la scena è dominata dalle due sole figure dell'Angelo e della Vergine. L'angelo è appena arrivato nella casa di Maria e con un gesto le indica il cielo, Maria seduta indossa un vestito blu, colore del cielo stesso ed ha il busto reclinato in aventi in segno di accettazione totale. Nell'atteggiamento di Maria, come scritto nel Vangelo, si può leggere paura, timore, per l'improvvisa apparizione, mentre nello sguardo dell'angelo si riconosce tenerezza e tranquillità, poichè le sta dicendo di non temere poichè è Dio che lo manda perchè lei sta diventando madre di un bambino che chiamerà Gesù e che sarà il figlio di Dio. A ricordarci che tutto avverrà attraverso l'Immacolata Concezione è il vaso di fiori al centro simbolo della sua purezza verginale, mentre il raggio della colomba dello Spirito Santo dall'alto arriva proprio sulla figura di Maria mandato dal padre eterno L’annunciazione indica come la stessa rivelazione di Dio dipenda dall’apertura dell’uomo che può scegliere se accettare questa chiamata, come ha fatto Maria, oppure no.


Elisa Marianini

“LA VOCE DELLA CONCHIGLIA”

Tetralogia del suicidio: non voglia di morire ma di rinascere
In questo dipinto ho voluto ricordare Alfonsina Storni, una poetessa argentina morta suicida nel Mar del Plata. Nella sua poesia il sogno si contrappone alla realtà di tutti i giorni, al suo grigiore e al suo vuoto. In molte poesie Alfonsina aveva parlato della morte nel mare - Frente al mar (1919), Un cementerio que mira al mar (1920), Alta mar (1934) -, visto come casa-tomba, come un fluido luogo di quiete infinta, da contrapporre alla pesantezza della terra: luogo di lotta quotidiana, e di pena. Nel dipinto c’è l’immedesimazione totale con la natura. Essa si trasforma in conchiglia simbolo di elevazione, di rinascita e di fertilità di pensieri. La meta per tutti è incontrare se stessi in fondo al proprio cuore.


Elisa Marianini

"LE STAGIONI DELLA VITA"
Su queste tavole sono raffigurate le quattro stagioni attraverso i colori che più le rappresentano, partendo dal basso sulla sinistra e procedendo in senso orario troviamo: la Primavera, l’Estate, l’Autunno, e l’Inverno.
Un paesaggio con un albero stilizzato, creato con la materia dell’encausto, occupa tutte le tavole mostrandosi cangiante secondo il succedersi delle stagioni, ed in fondo può essere paragonato all’arco della nostra vita, la quale emerge in contrapposizione al fondo nero che rappresenta il nulla.
La Primavera è il tempo dell’infanzia e della scoperta di un mondo ancora innocente; l’Estate è il tempo dell’adolescenza e dell’amore, è la stagione della vita e del sole che scalda; l’Autunno è il tempo dell’abbandono, e, come le foglie cadono dagli alberi così l’adolescente diventato uomo, lascia la propria casa per vivere la propria maturità; l’Inverno rappresenta la vecchiaia, paragonabile al senso di vuoto che circonda la spoglia natura, è l’uomo alla fine del suo tempo, pronto ad accogliere la morte, ma .... continuando il percorso in un divenire perenne, un nuovo ciclo ricomincia con la Primavera e ciò che l’uomo lascia di se, è fonte d’insegnamento per un altro fanciullo che si affaccia alla vita e inizia il suo ciclo delle stagioni. L’albero è simbolo eccellente della vita poiché affonda le radici nella profondità del terreno ma arriva con i rami a sfiorare il cielo altissimo.


Elisa Marianini


“IDILLICAMENTE OPACO"

L’intricato labirinto della vita

Nel titolo è celato con un anagramma il vero significato di questo dipinto. “Idillicamente opaco” è qualcosa di positivo come un idillio ma nascosto, opaco ai nostri occhi, ad una percezione immediata e superficiale proprio come usa fare il camaleonte. Anagrammando infatti queste due parole otteniamo “Il camaleonte di Pico”, in riferimento a Pico della Mirandola, il cui Uomo-Camaleonte è la metafora di una rinascita delle possibilità insite nell'uomo che come un camaleonte può forgiare la sua immagine secondo la sua volontà. L'uomo ha la libertà di decidere se aspirare all'alto o perdersi nel basso: una posizione privilegiata grazie alla sua coscienza e al suo intuito che gli permette di percepire sia le cose divine che vivere le cose terrene.


Elisa Marianini

"LA CHIAMATA"

In questo dipinto ho voluto rappresentare il percorso dell'uomo biblico con il suo viaggio di dannazione e salvezza. Le formelle sono esplicative di fatti salienti e l'uso dei colori puri richiamano significati simbolici particolari.
Il blu è il colore della positività, del cielo ed infatti nella prima formella c'è la Creazione dove Dio crea col compasso il mondo. Da contro altare al paradiso terrestre c'è il paradiso celeste, quindi la Resurrezione col colore giallo, il colore della luce. L'uomo nel suo cammino è spesso soggetto ad inciampare come fecero Adamo ed Eva con la loro Caduta che li portò ad essere cacciati dal paradiso terrestre che in questo dipinto ho voluto rappresentare col colore nero, simbolo del peccato. Solo la passione di Cristo con la sua Crocifissione ha permesso all'uomo la possibilità della sua salvezza ed in questo caso il colore rosso indica la sua passione, il suo amore e la sua effusione di sangue per l'umanità intera. La formella centrale è più grande delle altre ed è quella che dà il titolo a tutto il dipinto. Infatti rappresentando l'Annunciazione - per me il momento più importante della storia della salvezza - è lì che si decide il nostro futuro. La formella è bianca ed è il colore della purezza, simbolo di una fede incondizionata.
Quando il divino irrompe nell'umano, noi tutti siamo liberi di scegliere se accattare questa chiamata come ha fatto Maria, oppure no. Ho deciso inoltre di porre il tutto su una tavola a fondo oro per rappresentare il cielo eterno e non quello transitorio naturale, per porre dunque questo mistero della salvezza nella sua dimensione sacra, pensata tra l'altro come una testata di letto e come predella.
Creazione
Resurrezione
Cacciata dei progenitori
Crocifissione
Annunciazione


Elisa Marianini

"LE VIRTU'"
Dio



Fede                       Carità                Speranza

In questo dipinto sono raffigurate nella parte bassa le virtù teologali e nel triangolo in alto Dio: così collocate ed idealmente unite queste forme triangolari originano un nuovo triangolo col vertice rivolto verso l'alto, esprimendo l'ascesi dell'uomo verso la trascendenza divina, e quello equilatero in particolare, indica l'armonia e la proporzione.
La vita soprannaturale poggia interamente sulla fede ed essa è la virtù per la quale noi crediamo in Dio, tanto che, come simbolo della purezza, è colorata di bianco, col vertice rivolto verso l'alto, quindi alla Divinità.
La fede è capace di orientare l'uomo verso la carità, la virtù per la quale amiamo oltre a Dio anche il nostro prossimo come noi stessi, e la vera gratuità e l'amore disinteressato verso gli altri sono raffigurati attraverso il colore rosso col vertice del triangolo rivolto verso il basso, quindi verso l'umanità.
La conversione del nostro cuore origina la speranza, quindi la fiducia in una vita ulteriore da Dio, e, non a caso, il verde è il colore associato alla rinascita della natura e del mondo in genere, tanto che il triangolo è rivolto verso l'alto, ancora una volta verso la Divinità, verso la quale l'uomo terreno tende, ricercando in se stesso quella scintilla divina che Dio in lui aveva generato.

Elisa Marianini

Tetralogia del suicidio: non desiderio di morire ma di rinascere



La voce della conchiglia
L'ultimo vecchio ponte
Ti regalerò una rosa
Il pozzo profondo





Per le spiegazioni dei dipinti consultate il Blog : http://elisamarianini.wordpress.com/


Il dipinto Fiore violato  sottolinea la difficoltà di vivere che incontrano molte donne nel loro cammino, spesso segnato da violenze fisiche o psicologiche, vissute nell’indifferenza di molti che stanno loro accanto. L’opera racconta la solitudine esistenziale, il disagio e il malessere, di persone fragili. Sono rappresentati dei fiori come allusione alla vita che fiorisce, alla positività, alla rinascita, al ciclo stagionale. Essi sono simboli di gioia e di lutto, di amore terreno e celeste, tanto che in tutto il mondo vengono usati nelle cerimonie. Essi esprimono un dato sentimento e sono una perfetta copia della vita umana, poiché si seminano, crescono, sbocciano e appassiscono.  Il tulipano è il fiore dell’amore e la sua particolarità sta nelle sue tonalità: così come vario è l'amore, vissuto in tanti modi diversi da evocare altrettante sensazioni e sentimenti. Il fiore centrale rappresenta una vita che è stata violata, fermata nel suo crescere, non riesce più a sbocciare e a manifestare la sua bellezza, la sua libertà. La corda come il cordone e tutti i legami, limita ed è simbolo della violenza e della costrizione. Il tulipano al centro violato però si trasforma in angelo ritrovando la sua libertà in un’altra dimensione, non terrena. Una trasformazione cui allude anche il fiore in boccio di lato che in realtà richiama la forma di una farfalla, emblema della rinascita e della metamorfosi, la quale da essere strisciante e di terra diventa un essere volatile di cielo.

La custode della vita
In questo dipinto ho voluto rendere omaggio attraverso una maternità, alla figura della donna nel momento in cui custodisce la vita, rappresentando un archetipo del dare, del proteggere e dell’accudire. Essa si staglia su un fondo costituito di sabbia bronzata, allusione alla forza e alla natura terrena della vita. La figura in controluce mostra il volto di profilo e il ventre gonfio che accoglie la vita. Il suo sguardo è abbassato come a guardarsi dentro attendendo questa nascita. I capelli incorniciano il volto creando un’aurea di sacralità e sono come fiamme di fuoco che nel loro dinamismo sono epressione di purificazione ed elevazione ad uno stato superiore. Il fuoco come agente vivificante è associato anche al maschile e quindi allusione all’intervento dell’uomo nelle generazione della vita di una maternità laica e allude inoltre alle fiamme dello Spirito Santo in una maternità mistica.

La voce della conchiglia
L'ultimo vecchio ponte
Ti regalerò una rosa
Il pozzo profondo

Elisa Marianini

  La materia prende forma creando immagini di spiritualità


Energia Creazione
Germinazione

Elisa Marianini

Omaggio alla poetica di Fabrizio De Andrè

Volammo davvero in direzione ostinata e contraria
Un viaggio pittorico nell’universo poetico di Fabrizio De Andrè


Innamorarsi di Fabrizio De André è stato facile.  Sono cresciuta con le sue canzoni canticchiate e ascoltate  sempre quando mio padre - Foresto Marianini, pittore, decoratore e restauratore - dipingeva.
Sin da piccola era affascinata dal suo mondo di colori, di spatole e pennelli e da quella musica e voce, così dolce e profonda, che usciva dallo stereo, tanto che, appena ho avuto capacità sufficienti per capirne anche i testi ed i messaggi comunicati, sono entrata a capo fitto nel mondo di Fabrizio, trasmettendo questa mia passione alle mie  figlie - Valentina e Beatrice  - ed a mio marito Alberto.
Ricordo ancora il giorno che apprendemmo della scomparsa del cantautore, senza proferir parola io e Alberto siamo stati tutta la sera ad ascoltare le sue canzoni, senza neppure pensare alla cena e l’indomani avviai nel mio laboratorio in Borgo San Lorenzo un dipinto, sempre tenuto segreto e celato, forse perché veramente sentito, intimo, che svelava anche troppo di me e del mio attaccamento all’artista e alla sua poetica. Per l’esecuzione  di questo lavoro che fu generato d’impulso chiesi  una collaborazione anche alle mie due figlie, di quattro e  dieci anni, poiché volevo che rimanessero impresse  nel dipinto le loro mani  assieme alle mie e chiesi  loro di inzupparle  nel colore per poi  passarle sulla tela.     E così contentissime  lo fecero.
Ecco, oggi questo dipinto, dopo quasi venti anni, viene mostrato al pubblico e apre la mostra dedicata a Fabrizio De André anche se in uno stile completamente diverso  da tutti gli altri dipinti esposti.  Solo dopo dieci anni  dalla sua esecuzione ho trovato la forza di iniziare una serie di opere dedicate a Fabrizio De André, traendo ispirazione dalle canzoni che da sempre mi avevano più emozionata. Questa nuova produzione artistica dedicata a Faber  ricomincia dall’anno 2010 fino al 2018 e origina questa mostra  di trenacinque opere legate al mondo alto e terreno di Fabrizio De André.
Quello che ho sempre amato di De André è la sua propensione ad amare, tutti indistintamente, anzi i “diversi”  ancora di più, gli ultimi della società, gli esclusi che vengono sempre additati e respinti. Lui si pone contro ogni guerra e ogni forma di sopruso, compone inni alla libertà, esalta i valori dell’uomo, dando dignità a tutti i suoi personaggi, anche se in una visione pessimistica della società. Lui esalta l’individuo che si pone contro la massa, analizza tutto e tutti con una precisione incredibile, attraverso metafore e allusioni di straordinaria bellezza.
Anche io ho avvertito, da anni, la necessità di comunicare attraverso le mie opere, non solo valori estetici e formali, ma piuttosto  i valori di un “Nuovo Umanesimo”, dove le persone contano più di ogni altra cosa. Sono nate riflessioni sull’uomo e  sull’animo umano tradotte attraverso l’encausto, attraverso una pittura materica che sembra condurre verso un’astrazione, ma che invece, mantiene comunque attinenza sempre con la tradizione e la realtà. Queste forme e questi  pensieri segnano un grande punto di contatto con la poetica delle  canzoni di Fabrizio De André, anche se un distacco è possibile coglierlo in una maggiore fiducia che io ripongo nel futuro dell’uomo, una visione meno pessimistica che apre  uno spiraglio di luce nel buio di molte esistenze, attraverso il recupero di un pensiero neoplatonico.
Spero che attraverso questo viaggio possiate anche voi volare davvero, in direzione ostinata e contraria, come Fabrizio ci ha insegnato. Spero che queste opere della mostra vi emozionino come mi sono emozionata io nel crearle, comunque sia, se questo avverrà, sarà sicuramente grazie al fatto che esse sono nate ascoltando le sue canzoni centinaia di volte, col fine di poter cogliere appieno ogni magia delle sue note e  delle sue parole per trasferirla in questi miei lavori.
Il cantautore Faber,  con La Buona Novella, ha scritto uno degli album più poetici e commoventi della storia, dove si apprende il vero significato della parola Amore,  dove il cantautore esalta il rivoluzionario  Gesù e la sua umanità – definito come  “l'unico vero rivoluzionario della storia” – contrastando la morale religiosa e tutti i falsi moralismi.
E poi arriva la magia … egli ha aperto la sua carriera discografica, Volume I, con “Preghiera in gennaio”  dedicata all’amico morto suicida Luigi Tenco, una canzone che è una preghiera  e chiude l’ultimo album,  Anime Salve, con  “Smisurata preghiera”, diventata il suo testamento spirituale.
Una preghiera fuori misura, immensa che probabilmente nessuno di coloro che sono presi dalle loro meschine ambizioni, da eterne paure e astuzie, seminando  superbie ascolterà.


L'albero della neve fiorito di stelle rosse
Disillusione
A  forza di essere vento
Mille papaveri rossi
Scivolando nel fiume
Sarete sempre coinvolti
Amor sacro e amor profano

Elisa Marianini

Il tango come metafora della vita

L'ambiguo tango della vita
L'abbraccio
L’uso migliore della vita è di spenderla per qualcosa
che duri più della vita stessa.
William James

Nell’opera L’ambiguo tango della vita una coppia sta ballando un tango. La coreografia del tango va costruita improvvisando, pezzo per pezzo, battuta per battuta e il rapporto che si forma tra l’uomo e la donna è l’espressione di un sodalizio all’interno del quale ognuno ha i suoi ruoli, come nella vita. La coppia danzante si staglia su un fondo oro che valorizza il rapporto di coppia e la vita stessa come sacra.

LA COMUNIONE COL MARE
In fondo al mare c’è una casa di cristallo 
 Alfonsina Storni

Il dipinto La comunione col mare affronta il tema della difficoltà del vivere ed è dedicato ad Alfonsina Storni, una poetessa morta suicida nel Mar del Plata. Nell’opera dei cavallucci marini danzano gioiosamente al suo lato e l’accompagnano in questo viaggio. Ella è stata il simbolo della donna moderna che seppe unire al desiderio di tenerezza la rivendicazione di valori di libertà rifiutando il vincolo di subalternità nei confronti dell’uomo Nella sua poesia il sogno si contrappone alla realtà di tutti i giorni, al suo grigiore e al suo vuoto e il mare è un elemento ricorrente poiché è visto come casa-tomba, come un fluido luogo di quiete infinta, da contrapporre alla pesantezza della terra: luogo di lotta quotidiana e di pena.

IL TRITTICO DELLA VITA
L’universo è mutamento: la nostra vita è come la creano i nostri pensieri.
Marco Aurelio

Il Trittico dell vita richiama alla mente un percorso che lega passato, presente e futuro. Il Passato è visto come un’età dell’oro perduta, dove l’uomo con la sua viva spiritualità creava in ogni campo artistico attraverso la sua saggezza interiore forme ricche di pensieri e di bellezza. Anche la cornice è interamente rivestita di oro, il metallo più nobile.
L’uomo del presente prosegue il cammino intrapreso nell’età dell’oro ma è incapace di eguagliarne le conquiste perché rifugiandosi nelle sue certezze perde di vista la verità. La cornice è rivestita di oro e d’argento proprio per sottolineare questa continuità col passato.
Il futuro si preannuncia come un’età sterile, di pensieri di azioni e d’amore dove l’essenzialità, l’azione e la funzionalità prevarranno sui pensieri di contemplazione e di bellezza, quindi rappresenta un’età dove l’agire predominerà sull’essere e l’apparire sulla vera interiorità. La cornice adesso presenta i colori freddi dell’argento, segnando un impoverimento della vita e dei valori dati a questa.

La tela del ragno (Gratella nodale)

Encausto, colori metallici a cera, malta cementizia, filo metallico, paillettes e chiodi su mdf
150 x 100 cm
L’opera affronta il tema del viaggio, visto come un percorso dove spesso l’uomo può perdersi, smarrire la strada a causa delle mille difficoltà, trappole che il vivere riserva. Un percorso che ci pone come in una foresta,  in un bosco dal quale dobbiamo uscire per ritrovare la luce.  Il pericolo è quello di cadere in qualche trappola tesa e proprio nell’immaginario di numerose culture il ragno è visto con una connotazione negativa, in quanto ingannatore, emblema di colui che può attrarre le prede nella sua rete apparentemente innocua e quasi invisibile e impercettibile.
           Come simbolo, la foresta equivale al labirinto, alla grotta, raffigurando il mondo sotterraneo, in cui si discende e da cui si risale. Questo senso di smarrimento che prima o poi tutti avvertiamo è dato dai fitti rami degli alberi del bosco oltre i quali sta la luce.
            Nell'antichità il labirinto era strettamente connesso ai riti funebri tanto che delle danze labirintiche erano praticate  anche nei boschi, tracciando  in maniera invisibile, un’ampia spirale di volute, di circonvoluzioni,  un po’ come fa il ragno per costruire la sua tela regolare e sapiente tanto da sembrare un ricamo. Questa danza a spirale, aveva implicito il richiamo alla morte e alla rinascita. La tana del ragno, come la caverna è un luogo di passaggio dalla terra al cielo.
            I colori del dipinto sono legati al bosco e al sottobosco: i verdi del muschio e delle foglie, i bruni degli alberi, dei funghi, delle castagne, i  rossi  dei frutti.
           La foresta inizialmente sembra impenetrabile ma l’uomo puo’ trovare il giusto sentiero per uscire dal fitto bosco, anche se prima è necessario inglobare le tenebre per rivedere la luce. La spaccatura nella terra simboleggia un grembo materno, collegato al simbolismo della fecondazione della terra da parte del cielo.
           Anche la Sacra Bibbia collega la nascita e la morte di Gesù alla grotta o caverna, e Platone racconta il  “mito della caverna”, mentre Ovidio narra un episodio mitologico che ha come protagonista Aracne, una giovane fanciulla conosciuta per la sua abilità nella tessitura, la quale osò sfidare in bravura la stessa dea Minerva, protettrice delle Arti, compresa l’arte della tessitura. La dea per punizione la trasformerà in ragno.
           La dicotomia della donna ammaliatrice, ingannatrice che al tempo stesso sa essere  angelo del focolare o donna perfida  mangiatrice di uomini può anch’essa diventare metafora di questa dualità di luce e tenebre che necessariamente l’uomo deve vivere e conoscere, puntando alla ricerca del luminoso interiore, di tutto ciò che possa materializzare lo spirito e spiritualizzare il corpo.

LA FEDE
La fede è conoscenza del cuore e oltrepassa il potere della dimostrazione.
K.Gibran

La fede è un dono che va saputo cogliere al momento opportuno. E’ una pioggia d’eternità nella transitorietà della vita.

SENTIERI DI LUCE (SU REDENTI CIELI)
C’è una crepa in ogni cosa, è  da lì che entra la luce.
Leonard Cohen

Nell’opera   Sentieri di luce (Su redenti cieli) emerge la simbologia della spirale generata da trentatré pietre.
In termini di spiritualità la spirale rappresenta il percorso che conduce alla conoscenza del mondo e dell’esistenza, ma per svelare il mistero profondo della vita occorre lavorare con lentezza, costanza, procedendo piano e senza ansie, proprio come la chiocciola che si muove sempre lentamente, restando aderente alla terra.
Essa inoltre portando sempre con sé il suo guscio, la sua casa, ha tutto ciò che le serve proprio in sé. Ritirarci interiormente può servire per raccogliere nuove energie nell’attesa di un momento migliore per agire con sempre più consapevolezza. Questa gestazione interiore può scaturire in maniera più intensa e vera nei momenti di maggiore difficoltà, nelle situazioni difficili siamo spinti a guardare verso le stelle. Le pietre colorate come l’arcobaleno originano questa chiocciola, il cui guscio a spirale riflette la costante matematica universale ed esprime il moto ascensionale di aspirazione verso l’alto, il sentiero da seguire, la nostra vita sottolineata da momenti positivi e negativi, da alti e bassi. Il loro numero, trentatré è il numero che nella simbologia accompagna solitamente un risveglio spirituale portando luce nelle zone oscure di se stessi, è il numero inoltre del maestro di saggezza.
La pietra è da sempre considerata un fondamento, un simbolo di forza, di stabilità. Essa può attuare una trasformazione, da montagna, a roccia, a sasso, a granello di sabbia, attraverso un lento cambiamento della sua essenza. La pietra in diverse tradizioni è il simbolo della persona umana, può infatti riferirsi - come roccia scavata e caverna che accoglie - all’aspetto femminile e - come pietra innalzata - a quello maschile.
Questo sentiero che l’umanità deve percorrere se si sviluppa su un terreno fertile di pensieri, di azioni, di volontà, di amicizia, resisterà ad ogni tipo di avversità.
Le forme dello sfondo rimandano infatti, sia alle conchiglie, le quali ci indicano la rinascita e alludono all’origine di una nuova vita, che ai ventagli simbolo dell’anima. La loro forma simboleggia la vita che inizia da un punto, il perno, e gradatamente si espande man mano che si amplia l’esperienza e si accumula il vissuto. Anche la pianta di Ginkgo biloba può essere richiamata da queste forme. Essa è la pianta più antica presente sul nostro pianeta, arrivata quasi immutata fino ai nostri giorni – come fosse un fossile vivente – tanto che in Giappone è ritenuta albero sacro.
Questa forza di saper resistere è metafora della resilienza, di quella forza necessaria per riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. Anche l’anagramma celato nel titolo “Sentieri di luce” ci informa che dopo questo percorso saliremo “Su redenti cieli”.



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